I primi due secoli della di Pasquale Villari
E ARRIGO VII
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dotto l'Italia al Medio Evo feudale, resa vana l'opera dei Comuni, e le loro lotte secolari, alle quali egli stesso non era stato estraneo. In mezzo a questo conflitto, che era nella sua mente, nacque la Divina Commedia, nella quale due mondi sono in presenza, spesso a contrasto, ed uno spirito nuovo, rianimando il passato, lo trasforma e ne fa sgorgare l'avvenire, un'arte, una letteratura, una civiltà nuova. Xel grande poema la realtà umana delle passioni e della vita, penetrando nelle mistiche nebbie del Mevio Evo. le dissipa finalmente per sempre. Il filosofo, lo storico vi trovano quindi tutti gli elementi che costituirono quel secolo, in cui una società muore, ed un' altra, quasi sotto i nostri occhi, apparisce e si forma. Ma se da tale conflitto sgorgò una poesia immortale, non ne sgorgò, e non poteva, una politica pratica.
Ed era ciò che dava il vantaggio ai Fiorentini, i quali si tenevano invece stretti alla presente e prossima realtà. Essi contavano e pesavano le balle della seta e della lana ; calcolavano di quanto sarebbero, col trionfo dell' Impero in Italia, diminuite la loro importazione e la loro esportazione ; e vedevano in esso la rovina del loro commercio : il trionfo dei loro nemici, dei Grandi, di Pisa, dei molti piccoli tiranni italiani ; la rovina delle loro libertà e del governo delle Arti. I fatti di Milano, di Cremona di Brescia non davano loro ragione ? E perciò essi chiamavano a raccolta le città guelfe, e nel nome d'Italia. della libertà e della comune indipendenza, le confederavano a difesa contro lo straniero. Ma s'alleavano anche con Roberto, e sposavano la causa della Francia e del Papa, il cui trionfo sarebbe stato a sua volta, come fu di fatto, funesto alla libertà ed alla indipendenza italiana. La nazione, noi lo abbiamo già detto, poteva cominciare a formarsi solo colla distruzione, sulle rovine dell'uno e dell'altro partito. Il lungo e faticoso processo di storica evoluzione, che doveva apparecchiare un avvenire lontano, era allora ignoto a tutti. I Fiorentini pensavano solo a salvare il presente, ed in ciò ebbero ragione e furono fortunati.
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