Nuovi ricordi arabici su la di Michele Amari
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dronirono per colpo di mano delle fortezze (1260); mes-sero a ruba la città e ne furono cacciati dal principe merinita Abu-Jùsuf. Perchè ci si dice che quo' mercatanti apparteneano a parecchie nazioni cristiane ed erano andati a vendere armi ad un nipote d'Abu-Jiìsuf, il quale s'afforzava in Salò contro gli Almohadi o forse contro
10 zio ('). Meraviglierei molto che de' Genovesi non fossero mescolati in quel fatto, e che i Musulmani di Geuta, per astio, timore, o rapacità, non si fossero gittati sopra le persone e la roba de' mercatanti genovesi della terra.
De' due diplomi arabici il primo (Diversorum, Fo-gliazzo XIV, ann. 1453 in 1464, N.° 338), è scritto in buoni caratteri affricani, sopra un foglio di carta di cotone, grossa e lisciata all'orientale, lungo m. 0. 40, su 0. 57 di larghezza e piegato a mezzo. I caratteri sono distinti con punti diacritici; scarseggiano le vocali e gli altri segni. Consta il diploma di due parti, cioè l'epistola scritta a distesa su la prima pagina, e i capitoli messi nella terza in due colonne. Ripiegato in cinque,
11 foglio era chiuso da un nastro, come si vede dai forami che lo trapassano, ed ha al di fuori la soprascritta arabica, in piè della quale fu aggiunto in Genova il titolo « Tunesi, richiesta del Re di Tunesiper Vesame di testi-monii per la nave di Lucheto Spinola ». Degli ammini-coli cancellereschi è da notare V alama segnato non a capo ma a piè dell' epistola (2). Del resto son le solite
(') Ibn-Khaldùn, op. cit.: IV. 47. Si confronti col Kartds, versione del Tornberg, pag. 262.
(*) Ho detto dell'atea ne' Diplomi del lì. Archivio di Firenze, Prefazione pag. LYIll e nota 1.a al Dipi. 2.° della prima serie, pag. 306.
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