Nuovi ricordi arabici su la di Michele Amari
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tutte loro forze, sperando di impadronirsene. E inoveano a quella volta, e poco mancava che giugnessero, quando trovaronsi a fronte l'esercito de' Berberi che entrava per 1'appunto dalla medesima porta.
[Venuti alle mani] i Berberi li ruppero; che ciascuno si tinse nel sangue de' Cristiani; non giovando a costoro nè la resistenza, nè la fuga. Grandissima quel dì corse la strage: e' furon tagliati a pezzi, le fronti e le gole di costoro rimasero in balia delle sciabole e delle lance musulmane. Chi scampò dal ferro, gittossi a nuoto per [riparare] alle navi. Intanto le merci loro serbate ne' fondachi, andavano a ruba: che gran bottino! Le fiamme ardeano loro suppellettili e lor armi : che belle fiamme ! 1 Berberi, la plebaglia, i combattenti di mare (J) e altre genti, fecero una buona colta delle masserizie di costoro qua e là nei fondachi, e delle robe che non erano state consumate dal fuoco. Ciascuno s'impadronì di quanto ei trovò e potè darvi di piglio e d'ogni cosa su la quale potè metter la mano. Gli altri Cristiani poi, che stavano su le navi, invasi dal timore che l'ul-tim' ora fosse suonata anco per loro, si messer tosto a salpare dal porto, gridando fuggi, fuggi !
Arrivati eli'ei furono in patria, ragguagliarono i concittadini di quanto era avvenuto, ed armarono da cento navi. Pionibaron questo sopra Ceuta a fine di assediarla e recarle danno a tutta possa: ed avean anco piantati i mangani contro la città. Se non che Iddio aiutolla e la guardò contro costoro. Indi si fermò la pace, a condizione che que' di Ceuta pagassero a' Rum una data somma di danaro, per ristorarli in parte della roba presa. Janescti pagò cotesta indennità su la cassa del Magazzino: ed essi allora sciolsero le vele, come a Dio piacque e Ceuta fu salva.
(«) Ghozat-el-balir, è da intendere « i corsari » come abbiamo notato a pag. 596 nota 3.
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