La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO SECONDO \ 29
pina e un proconsole neU'-Etruria, l'uno e l'altro con valido esercito, ei*k impossibile cansar la baK taglia con tutti e due, uniti o separati. E come vincerla, avendo soldati arrivati di fresco, poco avvezzi al combattere? Ci volevano forze maggiori. Dunque al primo giorno Magone chiama a sè i principali de'Liguri e de'Cisalpini colà ragu-nati; e pomposamente descrive gli ajuti testé inviati dalla sua patria con isprovvedere sè medesima, manifesti argomenti della sua magnanimità. Quanto diverso fosse stato il procedere de'nemici, troppo più che non bisognava il dimostravano Sa-gunto indifeso; e quegli avanzi di Genova tradita e abbandonata. Perchè dunque popoli di tanto valore perdevano un tempo prezioso in vane contestazioni? Spronavali l'interesse e l'onore a vendicare le ingiurie comuni. Quegli che s'offeriva guidarli, non era un guerriere inesperto, nè sventurato; avea combattuto alla Trebia, al Trasimene, a Canne e frescamente in Ispagna. Coloro che l'accompagnavano, erano fiore di gioventù. Contro un esercito cartaginese ajutato da due bellicose nazioni mal si opporrebbe un pretore, un proconsole romano. 11 vincitore di tante battaglie verrebbe poi loro incontro co'suoi veterani. Roma sarebbe la méta del loro cammino, il frutto di loro vittorie, Roma ripiena d'infinite ricchezze iniquamente acquistate, Roma che volendo esser libera, voleva tutti gli altri far servi.
I Cisalpini protestarono grandissima affezione; se non che, avendo nel paese un nimico e ai confini un altro, non potevano mostrarla palesemente senza certa rovina; nondimeno tutto ciò che da
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