La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO TERZO 133
Sa, lo esortarono per carità della patria a pigliare un carico ove i malvagi non si farebbono pregare. L'età di presso a settanta e la famiglia oscura, considerazioni non finte, lo tennero lungamente perplesso. Pur finalmente cedette a'voti unanimi del senato e dello stesso consulare Acilio Glabrio-ne che si stimava discendente di Enea. Ma non volle che la moglie sua assumesse il titolo di Augusta nè suo figlio di Cesare com'era l'uso; e domandato quando il giovinetto l'otterrebbe, rispose: Subito che ne fia degno. Divise fra loro il governo del suo patrimonio, con ordine di non isgom-brare dal suo piccolo tetto. Egli poi conviveva co'senatori quasi uno di essi, e dopo le occupazioni del giorno cenava con l'uno e con l'altro, serbando una continua temperanza, il che agli amici della repubblica tanto piaceva quanto era grave a'vivandieri. Allora ei cominciò a correggere così le palesi ingiustizie del suo predecessore come le cose fatte senz'ordine nè modo. Rendè i beni e gli onori a chi n'era stato spogliato, reintegrò la memoria e le famiglie degli uccisi, e dati in vendita a benefizio del pubblico erario i ricchi addobbamenti, ornò le stanze imperiali con la semplicità de'Liguri antichi.
Gli rimproverano alcuni una severità imprudente versole guardie pretoriane, depravate dagli esempi di Commodo. A noi pare all'opposto, se qualche cosa può opporsi a tant'uomo, aver egli errato in promettersi che particolari gastighi potessero ancor riformare l'università; onde la pena fu di alcuni, lo sdegno di lutti. I quali, veggen-dosi odiati insieme e temuti, giurarono la rovinahy
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