La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO TERZO 153
tari tumulti. Già la raccolta de'terreni più esposti era sicura; già la vite di Falerno coronava le ripe del Reno maravigliate dal nuovo licore; già Probo entrava in speranza, speranza onorevole per un principe beli icoso, di poter riformare l'esercito; quando i soldati, cagionando gli ardori della ca« nicola, cessarono un tratto dall'imposta fatica. Probo comandò che si proseguisse, non ubbidito minacciò aspramente, non curò il nascente tumulto e nel tumulto perì. (282) All'atto crudele sottentrarono lagrime di pentimento, e l'ottima scelta di Caro, vecchio guerriero, il quale menò l'esercito contro i Sarmati, e poi contro i Persiani. Gli errori de'suoi antecessori, e la disunion de'nemici gli giovarono egualmente. La Mesopotamia si diede; Seleucia e Ctesifone apersero le porte; il re Varane, molle nipote del barbaro Sapor, chiese pace. Narrasi che i suoi oratori trovarono Caro a cenare di poco lardo e piselli, seduto sull'erba, con un manto di lana porporina in sulle spalle. Udita la loro dimanda, si scopri la calva testa e rispose: «Dite senz'altro al vostro re, di prestare omaggio a Roma come gli altri principi dell'Asia hanno in costume, o ch'io lascerò vuota d'alberi la Persia, com'è di capei questa fronte ». Tanta alterigia congiunta a tanta semplicità avrebbeSrobabilmente ottenuto l'intento senza un colpo i fulmine che lo tolse di vita. (283) I soldati credendo scoprire in un accidente straordinario la volontà del cielo, costrinsero Numeriano a ricondurli di qua dall'Eufrate. Numeriano pianse tanto la morte del padre che venne cieco; e tut-tavolta bastò il cuore ad Apro suo suocero di ammazzarlo.
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