La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO QUINTO 183
quindi le Gallie. Ma scorsi appena tre mesi, questo flagello di Dio, così Attila chiamava sè stesso, calò dall'opposta parte in Italia per l'Alpi della Carnlelia, aove Aquileja, baluardo di tutto il paese, il rattenne un'intera stagione, alla fine fu presa a forza, e atterrata.
(451>.) Fuggirono allora dalle città e dalle campagne i popoli spaventati. E Attila avanzandosi in mezzo alla solitudine, già minacciava Roma; tutta la città, Valentiniano, Ezio, i più arditi come i più timidi erano sbigottiti; quando papa Leone con seguito di più senatori partì all'incontro del re idolatra (!); e fu la prima volta che la metropoli del mondo, abbandonata da'suoi guerrieri, confidò nella pietà de'suoi vescovi. Alle parole del buon papa è fama che i santi apostoli Pietro e Paolo accompagnassero in sogno minacce di morte, se il vincitore non tornava addietro; ond'egli ubbidì. Ma giunto appena nella sua reggia fu soffocato da apoplessia il dì medesimo che aggiungeva una sposa novella al branco delle sue schiave. Perì seco il suo imperio; ognuna delle vinte nazioni ripigliò i suoi capi; e ciò che pareva inverisimile, le separazioni de' barbari recò più danni all'Italia, che non l'unione.
Mentre Leone era in Roma acclamato qual liberatore da tutto il popolo, Ezio e Valentiniano, già avviliti nell'opinion generale, si nimicarono insieme. (455) L'imperadore ammazzò il generale, ed egli cadde per mano di un senatore, la cui mo-
(Tì Attila era accampato fra il Mincio e il Po, ove un antica torre serba il suo nome.
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