La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO SESTO 205
seguitarono a essere benefici, a fondar chiese, innalzare spedali, redimere schiavi; e ora composero domestici dissidii, e or denunziarono a tribunal superiore i giudici iniqui; ora esposero fra Tire nimiche la vita per salvar quella del loro popolo. Già i Romani veggendo, dopo la residenza aegl'imperadori in Costantinopoli e degli esarchi in Ravenna, la patria loro confusa con le città di provincia, non isperavano la perduta preminenza d'altronde che dalla grandezza de*propri pastori. Già l'ascendente de'lor benefizii e la riverenza del loro carattere oscurava l'autorità de'duchi in Roma, moveva gelosia negli esarchi, e nella corte imperiale sospetti.
In questo mezzo i Longobardi si convertono alla cattolica Chiesa con tal devozione a'capi di quella, che non solamente accrescono le pie donazioni di Costantino e de' suoi successori, ma quante volte si trovano in punto di occupar l'esarcato e vincer Roma, altretante a intercessione di quelli se ne allontanano pentiti. Compresero allora gl'imperadori d'Oriente, e gli esarchi confessarono non essere più tempo di garrire co' papi, ma bensì di blandirli e farseli grati. Alle insperate accoglienze e alle cure non più usate da quelli conobbero altresì i pontefici l'interesse che avevano nell'esistenza di due potentati emuli in Italia; attesero dunque a conservarla, e vennero così formando il campione di quella bilancia politica che a'tempi nostri è una parte essenziale della scienza di stato. Quindi accadde che, non ostante lunghissime guerre, i confini de'Greci e de* Longobardi in Italia poco o nulla variarono nello spazio di dugent'anni.
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