La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
208 LIBRO SECONDOTuttavolta la gratitudine del nuovo re si estese a Stefano IN, e sì fu chiara nell' accogliere il suo messo favorevolmente, deputargli due ambascia-dori , e invitarlo con esso loro in Francia. (754) Nè sì tosto il seppe vicino che gli andò colla moglie e i figliuoli incontro, lo trailo come suo superiore, gli chiese per sè e per loro una speciale consecrazione, e promise non solamente eli costringere i Longobardi a rispettarlo, ma a cedergli ancora la recente conquista dell'esarcato. La plebe, i soldati, i principali del regno, tutti fecero plauso alle promesse di Pipino; un forte esercito le avvalorò. Astolfo costretto di piegarsi all' impetuoso torrente, promise ogni cosa; ripigliò poi l'arme quando i Francesi si allontanarono, ma di nuovo fu vinto. (766) Allora un commessario francese prese possesso dell'esarcato, portonne le chiavi in Roma, e sopra il sepolcro de'santi Apostoli le pose insieme col-l'istromento di donazione sottoscritto da Pipino, da'suoi figliuoli, da baroni e prelati di Francia. Reclamarono i Greci contro l'illecito dono. Ma Pipino rispose che la ragione dell' armi avea messo in sua mano il dominio dell'esarcato, e ch'egli ne aveva disposto a suo talento. Si dolsero con Stefano, ed ei replicò che avendo implorata tante volte, nè conseguita mai una difesa, e' credevasi sciolto da qualunque legame con loro. Così principiò l'indipendenza temporale de'papi.
Succedettero a Stefano III, Paolo, Stefano IV e Adriano: al re Astolfo, Desiderio duca di Toscana; a Pipino, Carlo e Carlomanno suoi figli.
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