La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO OTTAVO 2r9
Dalla Lapponia, se l'analogia degl'idiomi non mente, sboccarono gli Ugri. Rasi il capo, scarificati la faccia, sempre erranti e sempre a cavallo, con le famiglie e gli armenti al retroguardo, questi nuovi barbari pervennero in Pannonia sotto gli ultimi Carolingi, ove misti con gli Unni pigliarono nome di Ungheri (1). Dilà cominciarono a scorrere nella Moravia, nella Baviera e nella Frànconia, uccidendo pochi con le spade e molte migliaja con le saette scoccate in modo, ch'era difficilissimo scamparne. La Germania pagò loro presso di trent'anni un tributo; e nondimeno penetrarono in Alsazia, arsero Basilea, e corsero tutta la Francia fino a'Pirenei. All'Italia si volsero negli ultimi anni di Berengario: di primo tratto guastarono la Marca Trevisana; poi la Romagna, la Toscana, e nel ritorno la Lombardia. Dove adirati che la città di Pavia ricusasse loro un taglione, mancanti d'arti e d'istrumenti d'assedio, svelsero tutti gli alberi a molte miglia intorno, e riduttili in cataste altissime in giro alla città, tale incendio destarono, che sollevandosi le fiamme sopra le mura, entrarono a guisa di pioggia infocata dentro, e così l'anno 924 l'antica reggia de'Longobardi fu ridotta in cenere. Tre altre volte gli Ungheri passarono in Italia; e quantunque in più luoghi respinti, tanta impressione di terror vi lasciarono, che nelle litanie della Chiesa, dopo le consuete parole, dalla peste, dalla fame e dalla guerra, s'aggiungeva, e dalle saette degli Ungheri liberateci voi, 0 Si-
(I) Hiongnr e Hungur nei loro idioma, te ben si capiva. Serba, T. I. 15
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