La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO TERZO 27 _giaceva in Antiochia sotto terra; bastava scavarla e in lei confidare. Quanto a sè esser presto a camminare sopra ardenti carboni, e a tuffarsi in acqua bollente, per confermare i suoi detti. L'ardita proposta eccitò generale entusiasmo, e l'entusiasmo non ricerca prove. Una lancia simile a quella della visione fu tratta dal luogo indicato dopo uno scavo di quindici palmi, e la moltitudine in cerchiò gridò così altamente battaglia, come dianzi gridava riposo. I capi la conaussero tosto a fronte del nemico, lasciando il conte di Tolosa sotto il castello. Kerboga si era già millantato, che li farebbe tutti morir di fame. Gli eserciti urtarono l'un l'altro. Mentre si menavan le mani, parve a* crociati di veder fiammeggiare sopra il monte vicino tre celesti guerrieri ai bianchissima seta vestiti, e ricoperti ai lucidissime armi. Subito il vescovo Ademaro, primo legato del papa, salutò a gran voce i tre martiri, protettori della milizia in Oriente, san Giorgio, san Maurizio e san Demetrio. Elettrizzate di tanto le schiere cristiane raddoppiano i colpi e riportano intera vittoria. Il castello s'arrende. Bestemmiando Kerboga de'suoi vent'otto emir com'essi di lui, si riduce di posto in posto all'Eufrate. Fra le ricchissime spoglie del suo campo spiccava la regia tenda carica d'oro, sostenuta da otto torri, e capace di duemila persone. Boemondo la tolse in sua parte per mandarla nell' Italia meridionale, ove da molti anni non venivano trofei.
(i 098) In questo mentre i Genovesi che avevano soccorso i cristiani in Antiochia, si allargarono in mare; e scala facendo nel porto di Patara, che aby
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