La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
500 LIBRO TERZOresistere al fuoco; due lunghissime falci le pendevano a lati per tagliare le funi delle macchine opposte; e a diroccar le muraglie le usciva di fronte un grosso maglio ferrato. Le storie contemporanee e l'aureo poema che tante verità ha rendute immortali (*), parlano con istupore di sì gran macchina. Ne fu poi fatta una seconda di simil forma; questa a Goffredo e quella toccò a Raimondo, col quale si congiunsero i Genovesi. Trentasette giorni erano intanto trascorsi dopo la prima ossidione. Ogni cosa ornai ben disposta, si ordinò una general processione al mónte Oli-veto , e al dimane quattordici di luglio un assalto generale. La resistenza de Saracini riuscì tanto gagliarda chele schiere ritornarono indietro spossate, ferite e mancanti; ma non disperarono per questo. La notte seguente fu senza riposo. E come l'alba desiderata spuntò, ricominciarono le macchine a percuotere, e le grida, le ferite, le morti. ( 15 di luglio) A' raggi del nuovo sole s'illumina la vetta del monte Oliveto, e mostra un cavaliere vólto alla città coli'asta fiammeggiante. San Giorgio! San Giorgio! gridarono dalle lor torri Raimondo e Goffredo; l'esercito incoraggito ripete altamente, San Giorgio! Le prime ore del giorno erano scorse con varia fortuna, quando un Fiammingo, nomato Letoldo, notò l'opposto baloardo settentrionale vuoto di difensori, uccisi o dispersi dalla grandine dei colpi che flagellavano ogni cantone; cheto cheto abbassò, lentando la corda a ciò destinata, il
(I) Gerusalem. liberata C. XVIII, 41.
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