La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO TERZO 301 _ponte della seconda torre, e saltò dentro ; un certo Guicherio fu primo a seguirlo, Goffredo il secondo e parecchi altri dopo di loro. Sonava l'ora di nona, ed era quel giorno che i raggi del sole si scolorarono per la pietà del loro rattor moribondo. In quelf ora medesima i Saracini co* minciarono ad avvilirsi ; il drappel vittorioso corse alla vicina porta di Santo Stefano, e apertala a forza, introdusse le schiere circostanti. Volon-ne Tavviso al conte di Tolosa e all'ammiraglio Embriaco che, rotte le scale e fracassata in più parti la torre loro, procuravano in ogni modo di salir sopra. Le spade conficcate nel muro fecero le veci di scaglioni. I due Roberti e Tancredi entrarono da una breccia coperta di feriti. 11 visir Ali-Delhi comandante della città ricevè un colpo mortale. E già da ogni parte i Mossili mani cadevano senza difesa, o disperatamente fuggi-* vano cercando asilo nella gran moschea di Omar, fabbricata sopra le rovine del tempio di Salomone. Ma guai a chi vi pose il piede ! La vista di quella profanazione infiammò maggiormente la rabbia de' vincitori; nessun infedele impetrò perdono. Diecimila caddero svenati fra il vestibolo e il colonnato: il sangue scorreva a rivi giù dalla scala, e le calcagna degli uomini a cavallo ne escivano imbrattate. L'avidità della preda sottentrò all'ardor della strage; l'ultimo fu il pensiero della religione. Incomprensibile umano cuore! Gli stessi guerrieri poco fa lordi di sangue, vanno or disarmati, scalzi, piangenti a venerare il sepolcro di quello che aveva perdonato a' suoi
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