La storia della antica Liguria di Girolamo Serra

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      CAPO QUARTO 327
      in diversi tempi si può inferire che passasse il migliajo.
      Finalmente avendo una lunga esperienza mostrato, come il modo usalo finora di creare i me-gistrati, simile a quello con cui si approvavan le leggi per acclamazione, e con levare alto la destra, era cagione di seduzioni, di rispetti privati o di nimicizie, fu trovata una forma scevra da <^uegl'inconvenienti, benché più lunga, la quale si diceva in guasto latino, electio ad brevia. 1 brevi eran cartucce o polizzini, ove altri scriveva o faceva scrivere il nome della persona, cui dar voleva il magistrato: chi aveva più brevi era l'eletto. Usarono poi fave di bambagino bianche e nere, o pallottole di legno tinte d'argento e di oro: le inargentate e bianche per l'approvazione, le dorate e nere pel rifiuto, a rovescio di quello che valgono in Toscana. Le fecero eziandio tutte bianche che si lasciavano scorrere introducendo una man nel calice, a destra, se approvar si voleva, o a sinistra, se il contrario. Chiamano i Genovesi calice un vaso cilindrico di legno a due colori, bipartito, chiuso di sopra e di sotto, con manico dietro, bocca spaziosa dinanzi, e a'due lati due bracci o tubi così congegnati che possano riserrarsi ambedue per raccorre i partiti, e aprirsi nel mezzo per numerarli. Oltre a questo due spezie vi aveva di elezioni. Nell'una chi riportava più voti favorevoli oltre il numero dalla legge prescritto, conseguiva senz'altro l'uffizio; nell'altra più nomi che non erano i posti vacanti, si mandavano a partito; gli approvati si scrivevano in altretanti brevi o polizziui piegati, rav-
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La storia della antica Liguria e Genova
Tomo Primo
di Girolamo Serra
Tipografia Elvetica
1835 pagine 479

   

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Toscana Genovesi