La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO QUARTO 347
ne di bontà introdussero a diverse riprese tre pessimi uomini, il tribuno Livio Druso, il triumviro Antonio e l'imperadore Caligola; ma in generale le monete romane tanto della metropoli che delle province si mantennero belle e sincere fino alla morte di Pertinace. D'allora innanzi elleno andarono sempre scemando di purità, e variamente allegandosi, quando per satollare con meno dispendio una guardia tumultuosa che metteva la porpora imperiale all'incanto, e quando per contener^ o stipendiare que'barbari che Roma non sapeva più respingere col ferro. Ma i consigli del timore rade volte han giovato! L'Italia assalita e vinta da' suoi stipendiati medesimi cadde in quello stato di povertà e rozzezza, in che si trovava avanti l'unione sua con Roma; le numerose sue zecche stamparono tuttavia soldi d'oro e denari d'argento, ma principalmente monete di bassa lega. E lo spoglio e il terrore sempre più restringendo la quantità de' metalli e la circolazione, s'introdussero in luogo di fitti, dazi, salari e d'altre obbligazioni in contanti, le decime, le regalie, le primizie, la servitù dell'opere e i carichi tutti che nascono dal sistema feu* dale. All'estremo di questi mali giungemmo, regnando i principi che succedettero alle stirpe di Carlomagno. Ma quando le città italiane ripresero un proprio e libero governo, la libertà richiamò il commercio e il commercio le ricchezze. Allora tornò l'abbondanza de'metalli preziosi, l'utile e il desiderio di convertirli in monete nazionali. Se non che opponevasi un'opinione inveterata in Italia, a nessuno esser lecito il conio dell'oro, nem-
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