La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
330 LIBRO TERZOmeno a* re de'Parli, ma solo competere agl'im-peradori, o per lor privilegio: in altro modo le piazze straniere non l'accetterebbero. Però si ricorse a'successori di Carlomagno, e stampossi il lor nome sulle monete destinate al traffico esterno. Non cadeva allora in pensiero che nomi si rispettabili potessero adontar chi che sia (0.
Le cose non andarono altrimenti in Genova. Appare dalle lettere di Cicerone commentate da Paolo Manuzio, che una zecca vi fu istituita ai tempi della romana repubblica. Secondo una carta letta dal presidente Carli, accurato e imparziale antiquario, la zecca di Genova batteva sul fine del secolo ottavo danari d'argento equivalenti a quei di Milano che pesavano 34 grani (2). Finalmente leggendo con attenzione le cronache del Caffaro e dell'arcivescovo Iacopo da Varagine, non si può dubitare di tre diverse stampe dopo il decimo secolo, l'una più antica d'ignoto nome e valore, simije forse a quella di sopra, l'altra di Bruni che i delti annalisti chiamano nuova, quantunque anteriore all'anno iii5, e la tèrza più piccola di Bruniti che da quell'anno ebbe corso fino al 1138. I Bruni e i Bruniti eran danari di bassa lega, così nominati dal color bruno y che viene da molto rame fuso con poco argento. Mutandosi adunque le specie metalliche a un dipresso come si mutavano i consoli, non è maraviglia che ne' contratti domestici di qualche
(1) Vedi la noia aa.
(2) Opere, T. II, 323. V. il Viaui e il Vermiglioli zecche di Pistoia e di Perugia, 25, IO.
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