La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO QUINTO 331
importanza si nominassero i danari di Pavia o di Lucca pregevoli in tutta l'Italia per lega migliore e valor più costante; e che ne'grandi negozii e ne' mercati lontani si adoperassero i Marabot-tini d'oro di Spagna, o i Bisanzi di Grecia, aventi per l'ordinario una dramma e un quarto di peso. ^Se non che incomodo è l'uso delle monete forestiere, nè facile è regolarlo. Onde i Savii di Genova volsero gli animi al desiderio di una moneta nazionale, alta, sincera, per riferire a quella le altrui, e per valersene ne1 mercati si propri come stranieri. Regnava di que1 giorni in Germania e risedeva in Norimberga Corrado II di Sve-via 0). Aveva il titolo di re de' Romani, non quello d'imperadore, riservato, come altrove dicemmo,-a chi riceveva la corona dal papa. Ma le facoltà non si credean da meno. Lui dunque pregarono i Genovesi per mezzo dell'ambasciatore Oberto che volesse lor dare un general privilegio di monetazione, ed egli acconsentì di buon grado. Concediamo a' Genovesi, dice il diploma, ciò ch'essi non avevano in prima; e siamo a concederlo in dotti dalla lor fedeltà e affezione, e dal-l'egregie loro opere in terra e in mare.
(i 138) Altre ciltadi impetrarono in quello stesso anno un privilegio consimile, ma in termini così onorevoli nessuna. Genova dunque n'esultò
(I) Corrado III lo chiamò il Muratori, ma noi seguitammo il Sigonio, perchè ne'suoi stessi diplomi Corrado s'intitola Secondo. V. nuovamente il Giornale Ligustico, II, 181. Ciò che i Genovesi non avevano prima, era il privilegio imperiale, non l'uso di una propria moneta.
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