La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO QUINTO 337
bastava. (ii47) E Alfonso, sprovveduto di forze navali, nuove instanze faceva presso al pontefice, cbe un Breve speciale indirizzasse a'Genovesi a effetto di ritentare l'impresa d'Almeria; questo essere il tempo opportuno per le discordie degli infedeli; dipenderne in gran parte la sicurezza dell'Occidente, e onor grande ne avrebbe il capo della Chiesa, se mentre provvedeva a'mali dell'Asia, non dimenticasse una parte di Europa tanto ragguardevole e devota alle sue leggi.
Simili istanze faceva il conte di Barcellona Raimondo Berengario, al quale, oltre la Catalogna e parecchie città in Liaguadocca, era scaduto il governo dell'Aragona in luogo di don Ramiro suo suocero, stato già monaco, e nuovamente rimandato dal trono al monastero. Il re di Na-varra don Garsia chiedeva la stessa cosa; tutti e tre promettevano di unirsi in persona a'Genovesi davanti la città infedele. Eugenio gli esaudì. Il senato di Genova ricevè il breve pontificio con venerazione; il parlamento l'intese con manifesti segni di gioia; e l'anziano de'consoli disse, come le preghiere di tre sovrani, i voti della cristianità, la sicurezza de'traffici e della navigazione, tutto chiedeva dai Genovesi l'impresa onorevole, utile e santa, a cui si degnava il suptemo pastore di deputarli. Inoltre chi vendicar non vorrebbe i patti violati, lo smacco ricevuto sotto le mura di Almeria, e il sangue de'lor compagni estinti? Il concorso infinito, gli applausi moltiplicati ne fa-cean ben fede. Così foss'egli sicuro di lasciare una città unita, di menar seco guerrieri concordi. Ma il principio di funeste dissenzioni già si ma-Serra, T. /. 22
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