La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO QUINTO 351
divieti de* loro consoli presenti e futuri; a niun bandito, reo, corsale, o nimico concedere asilo; rendere imparziale giustizia a' propri cittadini e distrittuali secondo le leggi e le buone consuetudini, non mandare navigli dal mese di aprile a ottobre oltre a Barcellona, oltre a ponente, nč di lą da Sardegna a levante (I) senza toccare alla partita o ritornata il porto di Genova; non dare molestia a'naviganti indirizzati al medesimo porto o usciti da quello, fossero pur nemici, salvo il caso di necessitą per arme, sartiame o vettovaglie; e contribuir finalmente in una data proporzione alle spese d'oste e cavalcata, di armamenti navali e di legazioni nelle parti marittime sģ propinque come lontane. In contracambio la repubblica accomunava loro le sue armate, i suoi porti, i suoi privilegi; e confermavali inviolabilmente nella creazione de'propri magistrati.
(n48) Mentre queste cose si travagliavano in Liguria, Eugenio III pontefice, non curandola massima cara a Gregorio, che le forze divise si spuntano, aveva decretata un'altra crociata in Palestina. Annunziava la bolla di convocazione i progressi de' Maomettani orientali sotto un sol capo, la morte di Balduino II loro flagello, e la perdita della contea di Edessa, antemurale al regno di Gerusalemme di lą dell'Eufrate. 1 Pisani compatrioti di Eugenio facevano guerra a' Lucchesi, i Veneziani al re di Sicilia, i Genovesi erano gią obbligati alla crociata di Spagna. L'Italia perciņ
(I) Era questo il tempo consueto della navigazione mercantile. Tuni, P. II, L. K« M. N. X.
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