La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
372 LIBRO TERZOsempre le stesse, i tempi all'incontro e le circostanze troppo diverse. Allora le città lombarde si protestavano di jnteporre un giogo soave a una calamitosa indipendenza. Adesso venivano meno alla data fede; si ribellavano a'loro legittimi moderatori; e Padova, Brescia, Verona, Vicenza, Venezia stessa s'accostavano a' sediziosi. Non potrebbe pertanto senza manifesto pericolo allontanarsi. Cbe se in compenso delle spese già fatte i Genovesi gli domandassero qualche altro piacere, si lo farebbe.
Il senato consultò lungamente sopra questa proposta, e finalmente convenne, che essendo la via della Sicilia oggimai intercetta, la cosa più utile perla repubblica era al presente, non avere nell'isola aella Sardegna se non sudditi o amici. Dicemmo altra fiata, che dopo il re Musa sconfitto, i Genovesi e i Pisani ritennero alcuni luoghi sopra la marina, e tutto il rimanente renderono a'principi antichi. I più potenti erano allora que' ai Logodoro e di Arborea, l'uno disceso dalla famiglia de'Tanca, cui l'origine comune ovvero le ospitalità ricevute al tempo de' Mori legavano a'Pisani; l'altro nato dalla famiglia dei Serra per somiglianti cagioni propensa a'Genovesi. L anno ii3i Comita de'Serra giudice di Arborea ampliò i privilegi anticamente conceduti a' loro naviganti,e assegnò alla fabbrica del Duomo la metà delle cave d'argento poste ne'monti di Oristagni (!). Barissone seguì fedelmente i pa-
(I) Frane, de Vico, hist. gener. de la Sardegna, lib. XXIII, lib. XXIV, T. II. Zurita, Annal. de Aragon., lib. VI. Gazano, St. della Sardegna, T. I, 436. Archi?, della Repul)., II.
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