La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
374 LIBRO TERZOl'entrata a'suoi commessari. Ma questa pratica era rimasta senza effetto. Ora sembrandogli di confermare la sua autorità,e in un liberarsi dalle promesse date ai Genovesi ,lodolli altamente della confidenza che in lui riponevano, consentì ogni cosa a Barissone, e per dimostrare miglior volontà, deputò quattro suoi cortigiani, acciò sulle navi e con gli ambasciadori genovesi lo invitassero a venir seco in Pavia, per essere incoronato. 11 giudice adunque si partì dall'isola, scese a Genova, e quindi co'principali suoi sudditi, coi due ambasciadori e molti Savii della Repubblica entrò solennemente in Pavia, ove fu coronato nella basilica di san Siro alla presenza d'infinita moltitudine, (3d'agosto) e allato di Barbarossa, che volle anch'egli in quel dì portar la corona e lo scettro. Vero è che prima di questa solennità vi si attraversarono due cose di non lieve momento. La prima fu, che Federigo domandava la pattuita mercede, e il re non era al caso, se la Repubblica nonio avesse sovvenuto. Dall'altra parte gli ambasciadori pisani pretendevano, che una tal concessione offendesse i loro amici e le loro ragioni. Pregavano l'imperadore, per li servigi e l'osservanza usata sempre all'Imperio, a non volergli pregiudicare, massimamente che Barissone era uom rustico e loro vassallo.
Federigo accennò agli ambasciadori genovesi, i quali sorgendo in piè replicarono con pari asprezza non essere il vero che il re Barissone fosse uom rustico o dipendente d'altrui. Nobilissimo egli era, e tale a notizia di tutti, che non pochi abitanti di terra ferma gli pagavano tribu-
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