La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO SESTO 375
tOj o sostentavansi trafficando e lavorando ne'suoi stati. Quanto era agli altri principi sardi, avere essi voluto usurpare l'altrui, giusta e convenevole cosa essere adunque che perdano il proprio. Non millantassero i Pisani alcun diritto ai protezione o d'alto dominio, poiché si dovevano pur ricordare come i Genovesi erano que'popoli, che avevano cacciato i Mori dall'isola, sconfitto, preso e mandato prigione all'imperadore Arrigo II il potente Musatto. La quale vittoria aveva dato libertà alla Sardegna, pace all'Italia (0; e fra i legni da carico stranieri posta 1' usanza di offerire a qualunque galèa genovese incontravano nelle marine dell'isola, uno scudo pieno di cacio, due misure di pepe e altretante di vino. I naviganti di Napoli, di Calabria, di Sicilia e d'Affrica si conformavano da più di un secolo a questa rispettabile consuetudine; la città di Cagliari soleva presentare annualmente i Genovesi raccolti nelle sue mura con un carro colmo di viveri; e chi non sa quanto i principi d'Arborea abbiano superato ciascuno in gratitudine e in zelo ! Regnino dunque su tutti; e sia la presente solennità un vincolo eterno di benevolenza e di fede fra l'augustissimo imperador de'Romani, il nuovo re di Sardegna e i Genovesi.
Barbarossa approvò questi detti, licenziò gli oratori pisani, ritenne gli altri alla sua corte, e deputati tre giorni a torneamenti e cacce solenni, volle sempre a convito il re Barissone. 11 quale
(lì Trislan. Calcb., hist. patr, lib. IX. 263 in Antiq. Grae-vii,T. II.
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