La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
386 LIBRO TERZOdestinate a tal uso; e alzati i ponti levatoi sopra la ripa, stava sospirando il ritorno de' suoi difensori. Ma Corso non diede lor tempo; voltò addietro le prore cariche di preda, e con lo stesso ardimento, celerità e fortuna tornò a sboccare in mare.
Altri fatti notabili non accaddero in questi anni. Pure la guerra non rallentò; ma sembrava porsi men cura a terminarla felicemente, che a farla durare quanto gli odii nazionali. Chi preso aveva una coppia di galee, una torre, un presidio, ritornava trionfante senza pensarvi più per quell'anno, e nel seguente si cominciava da capo. Effetto era questo degli eserciti popolari composti in gran parte di artefici e contadini, cui le manifatture, le messi o le vendemmie richiamavano a casa. Assai volte si trattò di pace, ma inutilmente. L' arcivescovo di Magonza lasciato dall'imperadore suo vicario in Italia, s'interpose qual mediatore: dipoi guadagnalo dai Genovesi rivocò tutti i privilegi conceduti ai Pisani da Barbarossa^ e aichiarolli suoi nemici. 11 danaro della dichiarazione gli rimase, e del restante fu nulla.
(i 174) Quando accompagnato dal re di Boemia calò Federigo per la quarta volta in Italia, distrusse a prima giunta Susa, s'insignorì di Torino città ancor libera, espugnò Asti in soli otto giorni a dispetto della Lega, e invelenito contro una città dedicata alla libertà e alla romana Chiesa, assediò Alessandria nel piovoso mese di ottobre. Ma gli assediati coraggiosi e costanti, deludendo le sue forze e quelle de' suoi ausiliari,
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