La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO SETTIMO 393
poi lettere di un amico illustre della repubblica, lodando alcune galee, le quali non isgomentate della gran vittoria di Saladino avevano aspettata una nave, su cui l'astuto soldano mandava un bellissimoàdoletto d'oro (*) all'imperadore di Costantinopoli, e investitala bruscamente, menata l'avevano in Tiro, primo pronostico di lieta fortuna dopo tante sciagure! Coś scriveva Corrado nepote di Guglielmo Lungaspada e figliuolo dell'altro Guglielmo fatto prigione nella giornata di Tiberiade. Molti mesi innanzi Corrado avea lasciato anch'esso l'Italia, mosso da due nobilissimi affetti, la difesa del cristianesimo e l'amore del padre. Un legno genovese il conduceva; alquanti guerrieri della stessa nazione l'accompagnavano. Come fu nell'Arcipelago, i venti avversi o i corsari nemici lo spinsero a Costantinopoli. Quivi l'imperadore lo obblig̣ a servirlo contro i ribelli ond'era assediato; e il capo loro peŕ sotto l'italiche spade. Sollevato alla seconda dignità dell'imperio, Corrado stiṃ sopra quella il suo congedo per Terra Santa. Era vicino ad entrare nel porto d'Acri, quando conobbe dalle bandiere esservi padroni i Mossulmani. Rivolsesi dunque a Tiro, e di là scrisse richiedendo soccorsi a tutte le repubbliche e a tutti i principi della cristianità. Ei parve un angelo del cielo a cittadini di quella
(I) Corrado lo chiama l'idolo di Saladino per un errore comune a'Crociati, di credere i Maomettani idolatri. Baron., tom. XIX, 582. Forse era un qualche gaggio di amistà, o qualche spezie di amuleto, l'uno e l'altro convenientissimi all' indole romanzesca di Saladino; e forse da un simile ebbe origine il preteso Bafomet de' Tempieri.
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