La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO SETTIMO 397
zati in tal situazione come pecore entro il macello, sì che non fosse da sospendere un'impresa che aveva allor per le mani. Ma conosciuto poi meglio il pericolo, venne da Damasco all'impensata, passò allato degli alloggiamenti cristiani, ove non si facea piena guardia; introdusse nella città d'ogni sorta soccorsi; e lasciativi al governo due prodi emiri Caracusch e Meschrub, si ritirò senza trar fiato sopra i monti Garuba. Non è a dire, se così fatta sorpresa increscesse a cristiani, ma tosto li confortò un forte stuolo di navi, che da prima credettero nimiche, e poi riconobbero cariche di Danesi, Norvegi, Frigioni, Fiamminghi e Tedeschi guidati dal langravio di Turingia e dal duca di Gueldria. Talché non dubitarono di andare eglino stessi ad affrontar Saladino. La disposizione fu questa. Verso il cammino che a Tiro conduce, il marchese Corrado co'suoi guerrieri, co'Lombardi e coi Veneziani guidò l'ala sinistra; al centro il langravio di Turingia coi Pisani e con la maggior parte de'popoli settentrionali; alla destra, ove il Belo si scarica in mare, il signore di Avesnes con la vanguardia francese e co'cavalieri di san Giovanni. Era seco il re Guido facendosi invece di stendardo precedere il libro de'santi Vangeli sostenuto da quattro scudieri e coperto di un velo. Ai Genovesi fu data la guardia del littorale (*), a'rimanenti Francesi quella del campo. Tanto gli uni che gli altri ributtare dovevano gli assediati in caso di qualche sortita. Finalmente il duca di Gueldria e il
(1) Hist. Hieroiol. in Gest. Frane, p. 166.
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