La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO SETTIMO 405
fra l'ali l'avviso fedele al Saladino. Egli sfida gli assediatoli alla settima battaglia, ma non potendo trargli fuora de'loro alloggiamenti, nè superare quell'altissima cinta, fa mozzare la coda al proprio cavallo, atto dispettoso, imitato sovente dai suoi successori; e in fine, senza voler pace né triegua, acconsente a questi patti:
Acri aprirà le porte a'Crociati. I suoi abitanti e difensori ne avranno libero egresso con ogni lor suppellettile; ma pagheranno un riscatto di dugento mila bisantini d'oro. Saranno posti in libertà mille sècento Cristiani schiavi in Egitto. La croce tolta a Tiberiade sarà restituita (0. . All'adempimento dell'ultimo capitolo ci ebbe molto che dire; pur finalmente il sacro legno fu consegnato al marchese Corrado re ereditario di Gerusalemme, il quale ne levò una scheggia per rimeritarne i Genovesi. Essi l'adorano tuttodì nel loro Duomo, chiamandola senza più la Vera (2). Filippo e Riccardo non vollero far parte ad alcuno del ricco bottino; ma sì consentirono che le nazioni più benemerite occupassero tanti quartieri della città, quante erano elleno stesse, tenendo il medesimo ordine, che avevano tenuto nell'assedio. Le nazioni marittime si alloggiarono alla marina; i Veneziani nella parte interna del porto; i Pisani nel mezzo; i Genovesi nell'estre-
(T) Vedi la nota it.
(2) Cioè la vera croce. Vedi Jac. de Varag. 2, Georg. Stella, III, col. I2M. Trovasi nel mezzo di una bella croce d'oro fatta da un orafo di Galazia Bardos.
by
| |
Saladino Crociati Cristiani Egitto Tiberiade Corrado Gerusalemme Genovesi Duomo Vera Riccardo Veneziani Pisani Genovesi Vedi Jac Varag Georg Galazia Bardos Filippo Stella
|