La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
426 LIBRO TERZOi patti giurati, che adirato rispose di voler anzi tratto esser padrone in Palermo; badasse bene a non muover paglia, o guasterebbe ogni cosa. Tal commiato gli diede. 11 valentuomo ributtato dal principe, schernito da'cortigiani, rimproverato da'suoi capitani quando a loro tornò con le man vuote, prese tale passione che ne morì. Ottone del Carretto, nominato in sua vece dal parlamento marittimo, sperò miglior ventura sentendo la dedizion spontanea de'Palermitani non solo, ma fino della regina vedova e del re Guglielmo suo figliuolo, benché ritirati e quasi securi nel forte castello di Calatabillotta; tanto le fine arti di Arrigo accecavano ciascuno. Guidata a Palermo la squadra, Ottone si fece dinanzi all'imperadore, chiedendo di nuovo con ragioni anche più valide il possesso di Siracusa e della Valle di Noto* Quegli rispose che il legittimo rappresentante della nazion. genovese essendo mancato, non poteva altrui confidare una città, e una provincia sì fatta. Alla fine si cavò del tutto la maschera,protestando che un atomo non isprecherebbe delle sue conquiste; che voleva ubbidienza non ciarle dalla nazion genovese; proibivale di elegger consoli nel regno; coloro che trovasse eletti farebbe impiccar per la gola, e s'ella si risentisse, la distruggerebbe.
(1195) Otton del Carretto ebbe dunque per bene ai ricondurre l'armata a Genova, ov'en precorsa la fama delle tradite speranze. I Pisani non avevano trovata più fede; ma siccome il diploma che lor prometteva la metà di Napoli e di Palermo dava pur loro la Corsica, come mi feu*
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