La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO OTTAVO 137.
non sospendere il pascolo delle cose sacre; altri proibirono la pubblicazione delle bolle; e fino gl'interpreti delle canoniche dottrine (1) insegnarono, che le censure manifestamente ingiuste non inducevano obbligazione.
Per la prima volta la ragione di stato si trovava a conflitto con la sommessione affettuosa che i Genovesi professavano a' papi. Superò la prima; ma per conciliarle, quant'era possibile, ambedue, essi osservarono Y interdetto, e con replicate ambascerie supplicarono il supremo pastore di ribenedirli. Lo stesso Paleologo, dubitando non impazienti alla perfine delle privazioni spirituali, lo abbandonassero, prese a intercedere per loro. La prima sua lettera si smarrì, o rimase senza risposta ; tre ambasciadori ne portarono fino a Roma un'altra, cui Urbano rispose, dandogli titolo d'imperadore e promcttendoglibenevolenza di padre, qualora ei riducesse in effetto, com'egli accennava, l'errante greggia de'Greci sotto un solo pastore. Finché ciò non seguisse, vano era che i suoi collegati sperassero assoluzione.
Così Urbano rispose (2); e i nemici di Bocca-negra ne presero occasione a vie più screditarlo. Già gli rimproveravano la libertà de'giudizi violata dalle sue raccomandazioni; i pubblici interessi abbandonati in Sardegna, i propri così vantaggiati,che aveva carpito a'Consigli un aumento
(lì Pp. Gelasii Traci, super anath. in Labbaei Concit. T. IV. D. Augustin., ep. 78, ad llippon. D. Gregor., T. I, 26. Fagnan., de solut. Battoli, liist. di Frà Geron. Savonarola. Ioli. Devot. Inslit., Can. IV., 299. Eybel, Inst., Cau. Ili, 4.
(2 Raynald, T. II.
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