La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO OTTAVO 141
Guelfi, e rimase in quella due giorni; al terzo partì. Aveva riflettuto più volte, come l'acquisto di una piccola borgata,o la presa di qualche na-vilio poco o nulla giovavano all'esito delle cose. La migliore vittoria esser quella che più danneggia il commercio nimico. Così fermato, tralasciò di andare a Costantinopoli, come altri men considerati facevano per uso: ma còlto il tempo che la gran carovana de'Veneziani navigando inEgitto soleva accostarsi a Durazzo in Albania,quivi l'attese. I nemici, vedutolo appena, misero in mezzo le navi da carico, e disposero a cerchio i legni da guerra. 11 sole cominciava a levarsi, il mare era tranquillo, e non soffiava alcun vento. Simone ben conosceva la forza di quella immobile ordinanza, finché il tempo durasse così; ma sapendo non meno che verso sera e'soleva spirare di ter- _ ra,si trattenne alla vista senza voler combattere. Per la qual cosa i Veneziani adirati gli facevano mille vituperii, sgozzandogli sugli occhi polli e galline,e gridando con trombe marine, che mille volte più timidi erano i Genovesi. Durò tutto il giorno questo schernire.
Ma fattosi notte e surto un venticello, e non potevano stare sì fitti nè fermi come dianzi; il cerchio si rompeva ogni tratto, le galee urtavano con le navi. Allora Simone col vento in poppa piombò loro addosso così impetuosamente, che niun resistette e pochi scamparono. In simil guisa l'uomo savio trionfa delle difficoltà, ove altri ciecamente urtando, rovinerebbe. Tornossene dunque il vincitore carico de'tesori che i Veneziani mandavano annualmente inEgitto per compredi
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