La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO NONO 155
refaggio de'suoi maggiori; demeritato veramente da loro (I). Ma quando mai la guerra di un principe independente, per ragioni anco erronee, fu delitto di morte? Eppure il re Carlo a cui li Mos-sulmani d'Egitto avevano perdonata la vita, perdonarla non volle a un principe qu^si fanciullo della medesima fede; e di accusator fatto giudice, il condanṇ a essere decapitato sopra un palco, insieme co'suoi più fidi amici.
Era il 26 di ottobre, quando innalzato sulla spiaggia di Napoli il palco fatale, alla presenza d'infinito popolo, e dello stesso re Carlo anelante alla vendetta, vennero là sopra legate quelle vittime illustri; e Roberto da Bari gran protonolario lesse con voce dispettosa la loro sentenza crudele. Piangeva a calde lagrime il popolo circostante: fremevano i nobili difensori dell'innocenza; il genero stesso del re, sdegnato della petulanza del protonotario in pubblicar la sentenza, sguainato uno stocco, gli trafisse su gli occhi di tutti il petto; nè di tale ardimento fu fatto parola. Si appressava peṛ il tetro istante, e irrevocabile era l'alto destino. La mano trema in segnarlo. « Domando per l'ultima volta giustizia! esclaṃ allor Corradino; e se a me la negate, deh! rendetela intera a questi nobili baroni; che il cor mi scoppia a miraro tal proḿo 'l'olla lor fcJpl'à /'. ]XeS-
sun gli rispose, ed egli soggiunse; « se il sagrifi-zio della mia vita non basta a salvare la loro, al- -meno il mio capo sia il primo a troncarsi; e gli amati cadaveri sien congiunti col mio nel sepol-
(I) Vedi la nota v.
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