La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
156 LIBRO QUARTOero ». Dopo breve silenzio giltò il guanto della disfida, e nessun raccogliendolo, ripigliò con gran voce: «Diocreatore,eterno Soldi giustizia, tu condannasti il mio corpo a tanta ignominia, e tu ricevi nel soggiorno di gloria l'oppressa anima mia » !
Fra tali parole il carnefice calò un fendente, ebe spiccògli dal busto la testa reale. Intanto Federigo d'Austria fremeva come un leone del colpo atroce, protestava là ragion delle genti violata, e in questi generosi rimproveri perdeva ad un tempo la favella e la vita. Così l'un dopo l'altro il marchese Galvano Lancia zio di Manfredi, il vecchio conte di Donoratico, generale pisano, e il conte Bartolomeo con due suoi figliuoli inondaron di sangue lo stesso patibolo (I).
Per l'indegno piacere di trovarsi presente a quelle esecuzioni, Carlo d'Angiò arrivò tardi in Affrica. Alcuni dì prima, e forse la consolazione di rivederlo avrebbe prolungata la vita al fratello; forse ancor la crociata sarebbe riuscita a buon fine.
CAPO X.
I Guelfi ne divengono odiosi in Genova. llgover• no supremo della repubblica e dato a due capitani dol popolo ghtbcllii**. T*nn*i tumulti (/» Corsica. Provvedimenti decapitarti
(1271) Or ripigliando le cose di Genova ove già le lasciammo, diremo, che ritornata da Tunisi e
(I) Capecelalro, Vili. '
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