La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO UNDECIMO 175
osò dar fondo sulla bocca del porto, e starvi più dì che l'esule Natta, balestrando quadrella d'argento, e sfidando a battaglia con questi segni di lusso e di trionfo, coloro che si credevano già vincitori. Ma dalla banda della città non si scagliò un sol sassolino; enissun legno si mosse, fuorché alla fine un battello con bandiera bianca. Mandano dunque cotesti orgogliosi di Genovesi a chieder pace? Così bisbigliavano tripudiando fra loro i marinari dell'armata. Era sul battello un araldo riccamente vestito, il quale accostatosi alla nave del podestà Morosini, gli porse quest'ambasciata : « Signore, il popolo genovese vi saluta, e v'invitta a riflettere, che poco onore può esservi una disfida e un'onta fattagli, mentre la metà delle sue forze è lontana, e l'altra sta disarmata. Tornate al porto vostro, e tenete per certo che presto verremo a vedervi ??. Probabilmeute una simile imbasciata farebbe oggi sorridere, ma fu allora stimata leggiadra e signorile per quello spirito di cavalleria, che dopo le guerre dell'Asia fra i crocesegnati e Saladino si era diffuso in tutta l'Europa. Alberto Morosini ne rimase colpito, e i nobili e i sapienti di Pisa suoi consiglieri convennero seco d'allontanarsi, o sperassero trovare in alto mare la squadra nemica, o credessero dover corrispondere a una proposta cavallaresca con un'azione ancor più nobile e generosa. Ma l'infime ciurme in cui sol può la passione, non si contennero da schiamazzi ingiuriosi e da vituperii, mille volte chiamando bugiardo l'araldo e chi lo mandava.
Sebbene era verissimo che molti navili fabbri-
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