La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
184 LIBRO QUARTOarmi si disuguali a un'infallibile rovina? Non avevano l'esempio recente de'Genovesi? Non erano
da lunghe sconfitte ammaestrali? La vanità nazionale fa molti imprudenti e temerari, ma pazzi no. Queste difficoltà si posson troncare, non sciogliere; e però riflettendo che un errore senza dubbio ci corse in due calcoli sì differenti, parve a noi verisimile che gli annalisti d'ambedue le città si ingannassero, come spesso addiviene, in calcolare le forze nemiche, e avessero ragione nel valutare le proprie. Questo accresce la gloria de'vin-citori, ma libera i vinti dalla taccia di stolti e furibondi. Incontrare disgrazie non è vergogna, è procacciarsele. Ma ripigliamo la narrazione.
L'ingresso dell'armala del porto di Genova fu semplice e maestoso. Tutta la città, tutte le terre circostanti stivarono il porto, i ponti e le mura che riguardano il marejOberto discese preceduto dall'ammiraglio pisano, il quale pei' la grave ferita era portato in lettiga. Venivano appresso le nimiclie bandiere con l'asta e gli avanzi del grande stendardo, poi novemila dugencosettantadue prigioni, che avevano di fronte, a'due lati e alle spalle i vincitori. L'armata si schierò in due linee, le galee pisane in avanti, e ìddietrole genovesi. Del rimanente non v'ebbe altra pompa o trionfo. Ma decretarono di portare annualmente il sei d'agosto, giorno della gran battaglia, un pallio di broccato d'oro nella chiesa di san Sisto, e quello offerire per man de'maestrali all'altare della \ergina Santa. Le insegna nimiche appesero nel tempio di san Malleo, òh'è paroccliia dei • Doria; fecero processioni, e celebrarono messe
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