La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
218.
ANNOTAZIONIdna come di aroraati e confetti; tavernai e vinatiieri; tintori, torniai, facitori di travi e puntelli; poliamoli, in Iati-no zotolarii o zothecarii, in tutto trentatrè. Distinzione non v'ebbe d'arti maggiori e minori, come s'usava in Firenze. Al numero originario si aggiunsero ne' tempi appreso i notai che tengon banco per rogare atti privati, i monetieri e impiegati in zecca, gli scultori così in legno come in marmo, e i pittori.
Fra tante arte decorate di rappresentanza non furono mai compresi con solenne ingiustizia gli agricoltori, cbe pur n'erano molli dentro e intorno alla città. Perocché ne'paesi di gran traffico si tengono per affezionati agli antichi signori, e le ricchezze del territorio si valutano poco. I dottori di legge e di medicina avean luogo no' Savi, e i più erano nobili o vero notari. Tutti erano navigatori.
IV.
N.
Benvenuto da Imola e Paolo Tronci anticiparono fino all'undecimo secolo la divisione della Sardegna fra quattro famiglie pisane. Il priucipe degli Antiquari italiani accenna all' koai de suoi annali d'Italia ciò ch'essi addussero in prova della loro opinione; ma temo io forte, sog-giugne, che non sieno assai sicure tali notizie, dappoi che Lo fatto altrove vedere che in questo medesimo secolo viera in Sardegna la division dei Giudicati......e non vi
ha negli atti di quei giudici o re menomo vestigio di dipendenza da Pisa. Anzi da un fatto narrato dall'Ostiense (Leo Ost. lib. 3, c. 20) circa l'anno io63 si scorge che i Pisani miravano con invidia i Sardi, ed avevano nimicizia con Barissone re di quell'isola. « L'avvocato Michele Antonio Gazano segretario di stato, nella sua ragionatissima storia della Sardegna pubblicata con le stampe in Caglia* ri l'anno 1777 ha esaminata di proposito la quislione e ha dimostrato, cbe l'istituzione de'giudici in Sardegna è anteriore di molto agli acquisti che fecero in quell'isola i Pisani. A'diplomi inseriti dal Muratori nelle sue dissertazioni V, e XXXII, e alle Codague o pergamene sarde trascritte dal Gazano consentono in parte le cronache pisane, pubblicate nel tomo XV degli scrittori di cose italiche, dicendo in lor pura favella, che nell'anno ied
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