La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
2(52 LIBRO QUINTOterna, men alla della presente, ma forse più grossa e più forte, a uso non sol di fanale, ma di difesa. il promontorio medesimo non era spaccato, ma durava non interrotto fino al monte reraldo. Quivi era la via erta o sassosa, onde s'entrava ed entrano anch'oggi i pedoni nel magico anfiteatro di Genova, a cui le montagne fanno corona, e il mare specchio. Volgendo quindi a destra, s'andava lungo più scogli alla torre del Faro; ma da sinistra trovavasi il lunghissimo Prè, eh'è ora diviso in due borghi. Sorgevano poscia le mura costrutte nel tempo di Barbarossa, apprèsso la porta e le due torri di Vaca, l'interna città, altri due borghi a levante, e il delizioso poggio di Calignano. Dalla punta del medesimo nome a quella del Faro corrono intorno a quattro miglia. Giace in quel vasto semicircolo il porto. La sua bocca non guardava, com'oggi, a scirocco, ma quasi a maestro. Aveva alle spalle il poggio bifronte di Castello, a sinistra il molo, a destra i monti di san Bernardo e di Peraldo, a fronte il Promontorio. Le considerate mura marittime, necessitarono nel secolo XVII un molo nuovo; ma finché il lito fu aperto, s'affollavano sopra quello i marosi senz'ostacolo, e ritraevansi senz'alcun urto fuori del porto, nienteopoco turbando l'interna tranquillità delle sue acque.
Resta a notare la quarta apertura di circa due miglia ove s'avvalla e ha foce il Bisagno, fra il colle di Calignano e quello di Albaro: finalmente la quinta di ben dodici miglia, cheappoggiasi al capo di Portofino, e eh'è seminata di piccoli seni, di grosse castella, di odoriferi e lieti giardini. Ma i nemici non dettero molestia a questa parte.
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