La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
264 LIBRO QUINTOmolo ben ribattuti; le sarte della caracca tese e rafforzate; niuna diligenza s'ommette per renderla immobile e sicura. Stendesi quindi insino alla punta del Faro una fortissima gomena, congiunta all'uso marinaresco a tanf altre, quante ne occorre in tanta distanza. L'uno de'capi vien raccomandato alla gabbia maestra della nave, e l'altro all'angolo opposto della torre, talché nella parte più esposta la gomena obbliquamente sospesa sul mare, colpirsi non possa dalle macchine ostili. Evvi poi sovraposta, e con nodi correnti legata una seggiola o lettiga coperta, capace di vettovaglie, d armi e di un uomo, il quale movendo certa ruota, possa salire lunga la fune, e scendere a volontà.
Gli uomini dotati di tale ardimento non erano rari in Genova; si scelse il più nerboruto. Il primo suo volo, che tale può dirsi quel salir tanto tempo a mezz'aria, sbalordì ciascuno; il secondo e il terzo riuscirono egualmente felici. Di modo che gli assedianti, vedendosi mancarla speranza di affamare quel luogo, si misero a riprovare per necessità ciò che avevano tralasciato dianzi per impossibile. La perseveranza unita all'industria fe' mirabili effetti in lutti i tempi. Come dunque Lucullo ne'giorni gloriosi della romana repubblica minò il Pireo d'Atene (I), così gli assedia-tori di Genova minarono il Faro, senza polvere d'artiglieria che non era ancor nota, senz'altri strumenti che lo scarpello. Cominciarono a forare il vivo scoglio dal lato loro; indi condussero una
(I) Appian. in Mitrid., p. 194.
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