La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO TERZO 295
leva. Alla fiera intimazione fu risposto con eguale fierezza, perchè un forte muro in calcina, po* co avanti ultimato, assicurava la terra. Il Khan vie più adirato spinge un nembo di armati in Crimea; C a fifa è stretta d'assedio; aggiransi i barbari privi di scale intorno alle sue mura, nè parte alcuna rinvengono, come nelle catapecchie dell'Asia, ove salire a spalla d'uomo. Macchine formidabili avventan loro la morte, e il Genovese sicuro dietro a'suoi merli, raccoglie con insultante tranquillità le impotenti lor frecce. L'assedio si riduce a un blocco. Ma i Caffesi padroni del mare non temono carestia; anzi di assaliti facendosi assalitori, con molte barche armate due gravissimi danni cagionano a' Tartari, l'uno che non lasciano entrar checchessia ne'lor porti, l'altro che or questa or quella piaggia saccheggiano, e carichi di preda ritornano alla città. Con tali fatti d'arme passaron quasi due anni. Finalmente i coloni si scagliano una notte addosso al campo nemico; e l'impeto è tale, che più di cinque mila ne ammazzano, e sbandano il rimanente. Il Khan inviò loro suoi messi, dicendo che non ostante l'occorso, offeriva di nuovo la sua amistà; essi risposero da sè non dipendere l'accettazione, ma solamente dal gran Comune, (questo era il nome che i Tartari davano alla Repubblica Genovese), del quale non erano eglino altro che una colonia. Poi che contro l'arme e le bandiere di quello l'imperadore avea guerreggiato, colà dov'ei si reggeva, mandasse oratori, e troverebbelo così disposto alla pace verso chi la chiedeva, come pronto a combattere contro
| |
Khan Crimea Asia Genovese Caffesi Tartari Khan Comune Tartari Repubblica Genovese
|