La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO TERZO 297
un'ingiuria tanto più grave, quanto si erano usatesnf cautele prendendo due salvocondotti, l'uno a'Fiamminghi suoi confederati, e l'altro da Niccolò Usodimare suo contestabile e vice-ammiraglio nelT Aquitania. Offrì egli tosto diecimila lire sterline in compenso ; se bene, per certa quistione sopra il modo del pagamento, non si conchiuse. Bramoso, come tutti gli uomini grandi, di riparare un torto dimostrato, quel fortissimo principe rinnovò tre volte la medesima offerta in al-tretante lettere al doge. È degnissima di memoria qnesta sua frase: «11 braccio di Dio sarà sempre
Ser noi; ma ricordevoli del sangue che gli ascen-enti nostri sparsero insieme nelle Crociate, vogliamo la vostra amicizia, e speriamo che vorrete la nostra». Notabile è pure, come informato della ruggine del doge verso la nobiltà, gli fe'presentare la terza lettera da un Drizzacorne genovese, il quale aveva bottega in Londra. Finalmente lo stesso anno che gli ambasciadori tartari vennero a Genova, ci venne e conchiuse la pace dell' Inghilterra Niccolino Fieschi, uomo illustre non solo per la sua nascita ma per le commessioni che Odoardo III amantissimo de'Genovesi gli affidò in varii tempi. Quattr' anni innanzi era suo ambasciadore in corte d'Avignone ; sconosciuti masnadieri s'introdussero di notte nella sua camera, e presolo di peso in letto, il trasportarono a tutta briglia in Francia. « Qual parte sarà secura *>in terra, scriveva il buon re a Clemente VI, se r> appresso di voi, il qual ci tenete il luogo supre-»mo, gli oratori medesimi de'vostri figliuoli in >9 Cristo, santissimo padre, pernottare non posso » con sicurezza ? »
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