La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO QUARTO <321
bocchi; nè ciò bastando, due galee sottili le rag* giunsero e menaronle a Caffa(i35o). Per tali successi la signoria di Venezia si doleva a tutti i governi, che la libertà de'mari fosse violata, là dove quella di Genova si discolpava co'due infelici esperimenti della fede tartara, e con l'abbondante compenso che offeriva di nuovo. I capitoli dell'ultima pace accrescevano le brame degli uni, le difficoltà degli altri. Nessuna concessione parea troppo grave a' Genovesi per istabilire un mercato generale e perpetuo in Caffa; nessuna era tanta che appagasse i Veneziani. Corrado Cicala andò a Venezia; Marco Dandolo venne a congresso col primo cancelliere di Genova. Ma divolgatosi che 1 Veneziani avevano fermato un accordo col Gran-Khan de'Tartari, le negoziazioni si ruppero, si dichiarò la guerra. Dichiararla era più facile che sostenerla validamente. Perchè ricorreva in quel* l'anno il giubileo instituito da Bonifacio Vili per ogni cent'anni, e già ristretto a cinquanta. Uomini d'ogni paese, dalla peste campati, accorrevano numerosissimi a visitare le sacre basiliche di Roma; un milione e dugento mila persone vi si contarono a pasqua. Per questa ragione mancavano gli operai a racconciare le navi, i marinari a guarnirle. In difetto di forze maggiori il comandante delle galee venete nel Levante ebbe ordine di affrontar le nimiche ovunque le ritrovasse. (i35i). Sopra l'isola di Eubea o Negroponte ne trovarono undici, sol'una meno di loro, e sopragiuntele, dopo lunga battaglia ne presero nove. Impedivano le prede il loro viaggio, sicché, traversate le Ciclaai, si drizzarono a Candia, città Seuba , T. II. 21
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