La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
324* LIBRO QUINTOtore de'buoni studii e ti sommo poeta; ma il suo maggior pregio si è l'essere stato uno de'migliori Italiani ch'esistessero mai. Desiderava sopra ogni cosa al mondo,che Italia tornasse all'antica grandezza; idolatrava senza esser cinico la libertà, e senz'adulazione coltivava la benevolenza de'principi, mirando più alla gloria loro che al proprio interesse. Andrea Dandolo, scrittore de'patrii annali, era doge di Venezia in quel tempo (I),il cittadino d'Arezzo gì'indrizzò questa lettera:
« L'antica nostra amicizia e l'amore della patria comune mi confortano a ragionare apertamente con voi. Corre una voce che due libere città vogliono far^ una guerra a morte. E quali città! 1 due lumi d'Italia, collocati dalla natura sugli opposti confini dell'Alpi per signoreggiare i mari che la circondano, e perchè dopo l'abbassamento del romano imperio la miglior parte del mondo ne sia ancor la reina. Nazioni altere osano contenderle in tetra il primo luogo, è vero; ma chioserebbe disputarglielo in mare? Fremo al pensarvi. Se Venezia e Genova rivolgono in sè stesse l'armi trionfataci de'Barbari, tutto è perduto, e imperio marittimo e gloria nazionale. Chiunque sia il vinto, è forza che l'uno de'nostri lumi s'estingua, e l'altro s'indebolisca. Perchè non occorre farvi illusione, non vincerete mai facilmente un nimico d'indole ardente, avvezzo alle vittorie, e ciò che più vale, Italiano. Uomini valorosi, popoli potenti, parlo qui ad entrambi; qual è lo scopo vostro, quale sarà il frutto delle
(I) Frane. Pelrarchae. Var. ep. 1. xY, kal, aprii, 1361.
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