La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO QUARTO <331
condavala con le sue preghiere. Pubblicate nell'armata tai cose, Pagano si levò dall'assedio, e navigò verso il golfo di Salonichi, o Tessalonica. Ne va tosto il messaggio all'imperadrice; ma troppo tenera del proprio figliuolo, ella si pente la seconda volta delle sue stesse dimande; il cuor non le regge di esporre a nuovi pericoli un pegno sì caro, libero appena da quelli che ha dianzi cansati. Così manda rispondere a'Genovesi. I quali non avendo potuto farsi onore contro i nemici a Càristo, nè con gli amici a Salonichi, dirittamente sen vanno alla Propontide, per aspettar se non altro a posta ferma la grande armata de' Viniziani, ingrandita ancor dalla fama. Un turbine di vento gli assalisce in quel mare (D. Riparatisi al lido di Eraclea, città dichiarata neutrale dal Cantacuzeno, due marinari scendono a riva in cerca di legumi; gente della città li trova errando, e legatili come schiavi, gli strascina al magistrato. Supplicare, promettere è niente; a furore di popolo son condannati e sospesi al patibolo. Come la nuova ne venne all'armata, volea l'ammiraglio domandare soddisfazione. Che soddisfazione? andò fra l'irritata molitudine esclamando Martino Del Moro, uno de'capitani popolari. Diroccare le mura dell'infame città, decimarne gli abitatori; non altrimenti s'ha a scontare la barbara uccisione de'nostri fratelli! E volendo Pagano mostrare la difficoltà dell'assalto; di Càristo l'esempio; di un'armata veneta più numerosa che quella non era, il prossimo arrivo; la squadra
(1) Cantacuz., lib. IV, 29, 30 et icq.
ed
| |
Pagano Salonichi Tessalonica Genovesi Càristo Salonichi Propontide Viniziani Eraclea Cantacuzeno Martino Del Moro Pagano Càristo Cantacuz
|