La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO QUARTO 337
niota fu il primo ad affrontare i nemici; ma leggendosi poi che lieve fu il danno di lui, non pare credibile. Certo gli altri scrittori rimproverano di lentezza il Tarcaniota, quanto i Greci il Pisani; tutti lodano Ponzio di Santapace. La luce del giorno era intanto mancata e cominciavan le tenebre a velare la strage de'combattenti. Chi non era o morto o ferito, era almeno spossato, nč ancor si sapeva qual delle parti avesse il migliore. A mezzanotte fu calma di mare; e allora, come di comun volontā tanto gli uni che gli altri, lasciarono il luogo della battaglia. Ma troppo mal conci per dilungarsi senza grave pericolo, entrarono tutti successivamente nel vicin porto di Santa Foca alle colonne dietro alla punta orientale di Gālata. Quivi l'una parte dič fondo il pių lontano ch'era possibile dall'altra; e si consumarono, travagliati da nuove bufere, il restante di quell'orribile notte per dare un gualche riposo a'corpi affaticati. Gli ammiragli de collegati dubitando avere avuto il peggio, vegghiarono tutta la notte, e innanzi l'alba destate ih gran silenzio le ciurme, trassero l'āncore. Cosė inosservati ricoverarono a Terapia, porto difeso da un piccolo promontorio e da un forte castello. Come i Genovesi furono desti, nulla curando la ritirata dei nimici, si misero a contare i loro vantaggi, e trovarono aver prese quattordici galee de'Viniziani e dieci catalane con mille ottocento prigioni. Tutta volta avendo moltissima gente di annegati, uccisi e feriti, oltre a tredici legni infranti, poterono gloriarsi della vittoria, ma non rallegrarsene.
Serpa, T. IL 22
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