La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO QUARTO <347
10 scettro alla mitra, cagionando la tenera età dei nipoti. 1 suoi stati si estendevano dall'Adice all'Appennino, e l'astuto agognava di estenderli al mare. Perciò fece intendere a1 suoi confidenti in Genova, che per poco gli si concedesse,aprirebbe le tratte, asterrebbesi da nuove gravezze a costo del proprio tesoro, terrebbe i grandi in freno, e assalirebbe di terra i Veneziani. Sopra tali proposte, perniciose solo a udirsi,la Signoria si adunò a consiglio, il popolo a parlamento; e in ambe le adunanze più che 1' onor nazionale poterono fame, sospetti e amor di vendetta. Giovanni Valenti depose le insegne ducali con tanta facilità, che da questi due dogi, Morta e Valenti, poco tenaci delle loro opinioni e fino de' propri interessi, derivò il chiamare che fanno i Genovesi un uomo pieghevole all'altrui volontà, pasta da doge. Si elessero dunque quattro ambasciadori per offerire al signor di Milano in vita sua e non più (I)
11 principato della Repubblica con patto di rispettar le sue leggi,i suoi magistrati e consigli,provvedere i suoi magazzini, ajutarla contro i suoi nimid, e sopraporre la croce rossa al Biscione, stemma della casa Visconti. In corte di Milano si trovava allora con un legato pontificio 1' ottimo Petrarca. Conservasi nella libreria di Parigi una sua lettera, nella quale ei dipinge l'aspetto degli ambasciadori genovesi decentemente malinconiosi. Leggevasi loro negli occhi il rossore della sconfitta eia pietà della patria.Superiore Petrarca alle usanze di corte, aprì loro tutto il suo animo. Pos-
(f) Corio, dell'Ist. Milan. Part. Ili, 223.
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