La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO QUINTO 359
dono. L'ammiraglio, riserrate le porte, comanda un sacco generale, minacciando di severissime pene chi non rassegnerà la preda in comune. Dicesi l'oro e l'argento così travagliato come in moneta essere asceso all'incredibile quantità di ottocentomila fiorini d'oro. Desolata in tal modo la terra, Filippo mandò a Genova una delle galee più sottili con la relazione del fatto. Tutti Vcittadini da bene se ne turbarono assai. Veramente il signore di Tripoli era un usurpatore, un infedele; ma non avendoli offesi giustizia voleva ch'ei lo lasciassero in pace. Inoltre, perchè abbandonar la Sardegna, perchè esporre a crudelissime rappresaglie i Genovesi trafficanti in Tunisi, in Egitto e in altri paesi maomettani? Fu dunque rescritto a Filippo di restituire l'ingiusta preda, o bandi-rebbesi a vita con tutti i suoi uomini. I quali, niuno eccettuato, se ne curarono poco, e consumato ogni bene di Tripoli, cercarono di vender la terra a chi più ne desse. Un Saracino, signore dell'isola di Gerbì, fece il mercato per cinquantamila doppie d'oro, con le quali i fuorusciti si partirono dell'Affrica, conducendo vita raminga in varie parti di Europa, finché il governo, mosso dalle preghiere de'loro congiunti, li ribandi, purché facessero a proprie spese il corso nell'acque della Catalogna. Adempiuta la condizione, tornarono in patria liberamente. Ma un giudizioso storico 0) osserva, che tutti capitarono male o per morte violenta o per estrema miseria.
L'anno della pace co' Veneziani fu notabile
(I) M. Vili., lib. IV, 60.
ed
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