La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO SETTIMO 431
ma da Malamocco il presidio, o perchè gli uomini atterriti vogliono ogni cosa sotto le mani. Gli scrittori veneti confessano (1)>che se l'ammiraglio genovese si presentava dinanzi alla città ne'primi istanti di quel turbamento, ella era perduta. Ma l'indugio bastò per dar compimento a'lavori ordinati dopo la rotta diPola. La becca del porto di San Niccolò fu chiusa da triplicata catena di ferro; schierate furono all'indietro tre cocche sopracariche di macchine; i monasteri di San Niccolò e di San Spirito fortificati, tutti i canali sbarrati e le case soprastanti in atto di offesa. Si deputarono due provveditori alla custodia della piazza San Marco, un terzo al ponte di Rialto; i monaci e i frati si posero a guardare le prigioni. Appuntossi che due consiglieri e quattro Savii stessero di continuo a palazzo, che tutte le contrade fossero in pronto con le loro arme, e come udissero sonare campana a martello dalla chiesa di San Marco, accorressero in piazza; e similmente le guardie del Lido come scoprissero galee di fuora, sonassero a martello dalla torre di legno postavi a tal effetto, e chei balestrieri destinati a saettarle vicine, andassero senz'altro alle lor poste, pena la vita. Con tutti questi provvedimenti scemò alquanto il pericolo, non il timore. E furon tratti di carcere Luigi Fieschi con cinque altri Genovesi; e a tre deputati fra i senatori più ragguarder voli per dignità e per eloquenza fu raccomandato presentarli in dono a'vincitori, accompagnandoli con l'ultime preghiere de'vinti.
(I) Raph. Camin. col. 447. Sabell. Dee. II. 5.
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