La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
432 LIBRO QUINTO
(22 di agosto) Giunti i deputati a Chioggia e introdotti nello sconvolto palazzo del podestà, ove il signore di Padova era venuto a visitare l'ammiraglio de'Genovesi, al primo vedere le insegne di san Marco cancellate, ritennero a gran pena le lagrime: ma pure il più vecchio dei tre, ch'era Pier Giustiniano, fece forza a sè stesso per dire ciò che avevano in commissione. Esaltò la sorte de* Genovesi, i quali non solamente gli avevano vinti, ma costretti ancora a domandar quella pace che Venezia soleva concedere e non ricever mai. Amplificò varii casi di rivoltata fortuna, presentò i sei prigionieri che n'erano un vivo esempio, e conchiuse con porgere un foglio bianco, dicendo: « questo foglio vi mandano il senato e il popolo veneto. Scrivetevi sopra tutto quanto'^volete. Tutto si eseguirà prontamente, solo che la città di Venezia resti libera. Di ogni altra cosa ci rimettiamo al vostro volere, buttandoci nelle V06tre braccia a implorando misericordia ».
Profferite queste dolenti parole, i tre deputati uscirono lentamente dell'udienza. Francesco Carrara, Pietro Doria e i commissari degli altri collegati si ristrinsero insieme a consulta. Secondo alcuni storici, Francesco inclinò ad accordarsi, altri dicon di no. I commissari d'Ungheria e d'A-quileia si mostrarono i più favorevoli, Pietro Doria il più duro di tutti, protestando che la sua Repubblica voleva aver Venezia sotto di sè, che tali erano le vere intenzioni del re Lodovico, nè altri patti accetterebbe egli di certo. Assai cose furono ventilate per l'una o l'altra parte in quel tremendo consiglio.die agitava la sorte di una Repub-
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