La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO OTTAVO 46 ra Genova, a Firenze, a Torino per iscusarsi, e a Tenedo il capitan generale delia veneta armata
Eer domare la generosa ostinazione degl'isolani, lurò questa lotta insperata dal settembre i38i fino all'aprile dell'anno seguente; e fu sì crudele che impiccavano i prigioni per la gola, e gitta-vanli coi mangani l'uno all'altro, gridando ognuna delle parti, San Marco. Finalmente gl'isolani dovettero arrendersi. A chi aveva beni stabili, ne furono dati altretanti in Candia o in Negropon-te; a tutti fu ingiunto di andarsene via fra un certo termine con le famiglie e i mobili, acciocché l'isola rimanesse disabitata com'era stata dopo la guerra di Troja. 1 Veneziani diroccarono con le proprie mani il castello sotto l'ispezione di un commessario genovese. Egli ne stese il certificato, e sopra quest'atto i Fiorentini ottennero il discarico della loro malleveria, così avendo arbitrato il principe mediatore. Or andate a fidarvi di chi affermò (*', la lunga contesa de'Viniziani co'Genovesi essere finita col pieno trionfo di quelli.
L'altre condizioni di pace furono adempiute senza difficoltà. Quando i prigioni genovesi usci-ron di carcere, le dame veneziane non li lascia-ron partire senz'aver rivestiti 4 nuovo i più poveri; tanto era l'indole di quelle matrone amabile e liberale. Non ci volea'tneno per cancellare da quegl'infelici la memoria del pericolo corso dinanzi. Perché disseminata, non si sa come la voce, che i Veneziani erano lasciati morir di fame nelle carceri di Genova, il popolaccio trasse
(I) Gibbon, T. XI, 400.
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