La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
ANNOTAZIONI 483
strieri dall'ultime file ov'erano posti per collocare i lor cavalietti e drizzare i lor colpi senza impedimento, passassero tosto in fronte alle prime. Se avevano coraggio, perchè strapazzarli, e se non avevano, perchè dar loro il luogo più pericoloso e importante? Ma eglino si mostrarono degui del nome genovese, eseguendo l'imposto movimento sotto un nembo di saette con iinperturna-hile puntualità. E al dato cenno scaricarono le balestre gridando tre volte: Viva san Giorgio 1 ma quando fu tempo di allentare e tender da capo le corde degli archi, non ci fu modo, tanto erano dal piover coutiuuo rigide e gonfie. Veg°endo il conte la confusione che da ciò nasceva, in cambio di far dileguare sui fianchi quella truppa disar-mata, stanca e contusa, o di riceverla negl' intervalli delle sue file, comandò agli uomini d'arme che stavauo addietro, di spingere innanzi i propri cavalli, non badando a calpestarla o ad altro inconveniente, purché as-salissero senz'altro il nemico; e così fecero. Gli arcieri inglesi coprivano la fronte del loro esercito, avendo il luogo superiore, gli archi asciutti, pronti alla mano, e a caricarsi e a scaricarsi rattissimi, oltre che il re Odoardo e il principe di Galles, dopo averli confortati di grate parole, ingiunto avevano a'loro uomini d'arme di smontar da cavallo per rinfrancarli e sostenerli col peso e l'urto delle corazze e delle lancie. Così ajutati, non stanchi, non avviliti fecero da prima grandissima strage de'balestrieri, e poi ricevettero gli uomini d'arme in guisa, che il conte di Alenson, il conte di Fiandra e il re di Boemia venuto a*quella battaglia per genio cavalleresco, ancorché cieco, vi rimasero uccisi. Il re Filippo si era fatto innanzi a soccorrerli, ma con esito nuliameno infelice, tanto che un suo scudiere voltatogli di forza il cavallo, condusselo fuor della mischia. Mancante da molte ore di cibo, Filippo s'accostò al casolare di un contadino il quale noi conoscendo dubitava di riceverlo. Apri, gli disse, io porto meco la fortuna della Francia... trista fortuna che lasciava stesi sul campo 3i?ii combattenti, circa la terza parte di tutto l'esercito 1 Secondo l'annalista fiorentino (i) la mortalità fu sì grande, e la sconfitta sì pronta,
(i) Gio. Villani, XII, 65-66.
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