La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
, CAPO PRIMO 11
approvare quest'illegali decreti. Ma la moltitudine non era ancor paga. Discorde seco medesima, non rifiniva d'insolentire e lamentarsi. Tanto che il doge chiamò a parlamento e disse: che fra le pene acerbe dell' animo suo quella era gravissima d'ignorare tuttora ciò eh'e' volessero. Avevano chiesta la diminuzione della gabella, si era decretata; la deposizion degli anziani nobili, si erano deposti; nuove riforme, stavano già sul tavoliere. Doveva ancor egli discendere dal luogo eminente ove collocato lo avevano? Non potrebbono per forza alcuna ottenerlo i suoi avversari; ma ben lo poteva, solo che in ciò s'accordasse, senza tumulto e senza minacce, il Parlamento. Ciò detto, con alta e ferma voce gridò al pubblico banditore di proclamare, che chi voleva Niccolò Guarco per doge, levasse alto il braccio, chi no, si stésse. L'aspetto di un uomo disinteressato insieme e costante commoverà sempre la moltitudine. Alle grida del banditore non v'ebbe pur uno che il braccio non sollevasse, temendo, chi avrebbe voluto, la commozion generale manifestamente favorevole al doge. Solamente alcune voci aggiunsero, che si dovessero levar via tutte le gabelle imposte dopo la guerra di Chioggia. Spera-vasi adunque di sedare il tumulto, quando nel-t* entrante notte sopragiunse Antoniotto Adorno.
Più volte facemmo menzione di costui. Nipote del doge Raffaele, non aveva animo più costante di quello, ma più ambizioso. La sua famiglia era adorata dalla plebe; éd egli poneva ogni studio in consolidare quella mobile benevolenza, mostrandosi alieno egualmente da'nobili, da'grossi
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