La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
46 LIBRO SESTOgran principe sì, ma un uomo insieme infelicissimo, il quale ogni dì cadeva farnetico, e pei; conseguente non poteva altro dare al governo dei popoli, se non alcuni lucidi intervalli di ragione. Quale la nazione a cui si volevano unire? Una nazione oltramontana, vanissima delle sue qualità, sprezzatrice dell' altrui ; poco fa uscita da una guerra funesta coli'Inghilterra, e forse vicina a ricadérvi. Quanti mali non causerebbero, quale soavità di governo, prontezza di ajuti, abbondanza di viveri, estension di commercio non trove-rebbono, unendo l'una parte dell'Italia all'altra, e ritornando, or che bramavano un capo forestiero, al successore di chi avevano quarant'anni innanzi abbandonato,* sol per eleggerne un nazionale 1
Le pratiche del Visconti non rimasero occulte alla corte di Francia; tanto che lungi dal porgere orecchio alle sue rimostranze, ella diede ordine a'regii commissari di trasferirsi a Milano, e minacciare, se non cessavano quegl'insidiosi raggiri, altissimo risentimento. Ma l'impressione era già prodotta in Genova; molti de'magistrati necessari all' accordo cominciavano a titubare; e siccome nulla si era con chiuso dopo molti mesi di negoziazione, così si credette generalmente ìq Francia, che nulla più si farebbe. Allora il re, richiamati i due ecclesiastici, sostituì loro con titolo generale di commissari per gli affari della Lombardia il signor di Chassenaye cavaliere e ciamberlano, Sifredo Tholone dottor di legge, e Arnolfo Boucher tesoriere di guerra. Ritornarono nel medesimo tempo a Genova gli ambasciatori
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